venerdì 17 dicembre 2010

Telethon 2010: Quelli di ingegneria meccanica per la ricerca


E' partita la maratona Telethon 2010. Come già accaduto l'anno scorso per il mio blog principale ( laboratorio napoletano )  è possibile donare anche un solo euro per la ricerca contro le malattie genetiche attraverso il banner che compare sulla destra.   Quelli di ingegneri meccanica, così come i correlati  laboratorio di cinema e laboratorio napoletano, rientra fra i "siti amici" di Telethon ed è  in prima linea in favore della ricerca.  
In assenza di una politica vera in termini di investimenti per la ricerca, sia questa indirizzata allo studio di malattie genetiche o all'individuazione di sistemi puliti per la produzione di energia elettrica, in assenza della volontà da parte di chi governa di intervenire in questioni cardine del Paese, siamo noi stessi italiani ancor prima dei nostri "deputati" a dover soccorrere la ricerca italiana grazie anche a manifestazioni di immensa solidarietà come la maratona Telethon. 

Donare è facile... basta cliccare sul banner sulla destra e seguire la procedura!
Che aspetti?

mercoledì 24 novembre 2010

Formula1 2010: un giudizio sulla stagione appena terminata

Per una valutazione sull'epilogo della stagione 2010 del campionato di formula 1 è stato contattato Maurizio Cacace, giovane laureato triennale in ingegneria meccanica, appassionato di F1 e Licenziato CSAI (commissione sportiva automobilistica italiana) con qualifica di Ufficiale di Gara e Verificatore Tecnico.

Stagione F1 2010 – epilogo
Napoli ha portato fortuna alla RedBull


Domenica 14 Novembre si è conclusa la sessantunesima edizione del campionato mondiale di Formula1. Il finale, come tutti avrete notato, è stato di quelli che non t’aspetti. O meglio, di quelli che t’aspetti! Ha vinto l’auto migliore, la RedBull disegnata dal genio di Adrian Newey, ma il pilota peggio messo in classifica tra i tre contendenti finali. Si perché Sebastian Vettel in vetta alla classifica non c’era mai stato prima nella sua giovane carriera, se non successivamente al Gp di Monaco di quest’anno, quando si era ritrovato appaiato col compagno di squadra Mark Webber. E anche all’ultimo appuntamento della stagione il tedeschino, ribattezzato “baby Schumi”, si è presentato con un importante e sostanzioso ritardo in classifica dal primo: ben 15 punti! Il primo, appunto, quel Fernando Alonso che è andato a tanto così dal portare a casa il suo terzo titolo iridato in carriera, a bordo di una Ferrari che non sempre si è dimostrata all’altezza durante la stagione, ma che ha potuto contare su un livello di affidabilità decisamente migliore rispetto alle dirette rivali austro-inglesi. Il merito del pilota di punta del Cavallino è stato certamente quello di non aver mollato mai, nemmeno quando a metà stagione le cose si mettevano veramente male e il ritardo in classifica era superiore ai trenta punti. Una tenacia e una classe che, condite da due meritatissimi successi a Monza e Singapore, e ripetuti arrivi a podio nel finale di stagione, hanno permesso allo spagnolo di sbarcare ad Abu Dhabi con ben 8 punti di vantaggio su Mark Webber e, come detto, 15 su Sebastian Vettel.
La gara sulla pista dell’Emirato è stata tra le più emozionanti e convulse. Gran premio di Abu Dhabi dominato da Vettel e condizionato dall’ingresso in pista della Safety Car nelle primissime fasi di gara, in seguito a uno spaventoso incidente che ha visto coinvolti il 7 volte campione del mondo Michael Schumacher (al rientro dopo 3 stagioni di stop col team Mercedes) e l’incolpevole Vitantonio Liuzzi alla guida della Force India. Ingresso che ha consentito ai piloti Mercedes (Rosberg), Williams (Hulkenberg) e Renault (Petrov) di effettuare subito il pit-stop per cambiare gomme e passare alle “dure”, con le quali hanno poi corso praticamente l’intera gara. Mossa ovviamente non copiata dal gruppetto dei sei di testa, intenti ognuno a mantenere la propria posizione. La gara è così proseguita con il colpo di scena di Webber che anticipa la sosta a causa di un urto con un muretto e Alonso che, su indicazione dei box(mossa sbagliata?), lo segue al giro successivo. Il risultato è che, sì la Ferrari riesce a restare davanti all’australiano, ma nel frattempo si ritrova imbottigliata nel traffico delle vetture che ancora devono effettuare la sosta e, soprattutto, di quelle di Rosberg, Hulkenberg e Petrov che la sosta l’hanno già eseguita in regime di Safety Car. E’ proprio con il Russo della Renault che Alonso ingaggia un lungo e disperato duello che non porterà frutti allo spagnolo, chiudendo al settimo posto e abbandonando la possibilità di riguadagnare il quarto e quindi il sogno di trionfare nel mondiale alla guida della Rossa.
Questa, in breve, la cronaca dei fatti che hanno incoronato la RedBull dominatrice della stagione 2010. Ma quanto dominatrice? In realtà molto meno di quanto ci si aspettasse a inizio anno. L’intero campionato è stato, infatti, caratterizzato da continui cambi al comando della classifica, dove si sono alternati tutti i piloti dei tre top team Ferrari, McLaren e RedBull. Nonostante l’indiscutibile vantaggio sul piano delle prestazioni (in particolare la capacità di generare un enorme carico aerodinamico rispetto alle concorrenti) testimoniato dalle quindici pole position stagionali, la RedBull ha faticato più del previsto nell’imporre la propria superiorità. Ciò è da imputare sicuramente alla scarsa affidabilità dimostrata. Tantissime le occasioni in cui Mark Webber e, soprattutto, Sebastian Vettel hanno dovuto rinunciare a vittorie e punti importanti a causa di noie meccaniche. Inoltre, la stagione del team della celebre bibita è stata condita da un aspro, ma mai cattivo duello interno tra i suoi due alfieri. Vettel, stracoccolato dalla scuderia che l’ha finanziato e cresciuto sportivamente, si è trovato di fronte un Mark Webber concentratissimo nonostante l’intero box sembrasse palesemente schierato per il tedesco. A questa rivalità va poi aggiunta la politica RedBull, sempre ostentata dal suo D.T. Christian Horner che, nonostante l’evidente favoritismo nei confronti del pupillo del team, si è sempre guardato dall’emettere ordini di scuderia quando c’era da massimizzare un risultato (sarà perché in testa al mondiale c’è stato quasi sempre Webber?). Il risultato è stato che i due piloti RedBull hanno continuato a togliersi punti a vicenda durante tutta la stagione, favorendo il ritorno di avversari arcigni e velocissimi come Hamilton e Alonso, quest’ultimo in testa al mondiale nelle due ultime gare. L’inglese della McLaren invece ha comandato la classifica per diverse settimane, nonostante una monoposto probabilmente non all’altezza nemmeno della Ferrari, dimostrando una volta di più il suo talento. Lo stesso talento e la stessa grinta che l’hanno portato, però, a compiere diversi errori nell’ultima parte di campionato, costringendolo a un’inverosimile rincorsa al titolo finale.
Se Hamilton ha commesso qualche errore di troppo, lo stesso può dirsi di Alonso, Vettel e Webber. Tutti e tre hanno molto da rimproverarsi, in particolare lo spagnolo, che non era nella posizione di potersi permettere passi falsi, non disponendo di un mezzo adeguato a contrastare le RedBull. Sono ancora ben presenti nella mente dei tifosi della Rossa gli svarioni di Cina, Monaco e Spa, tanto per citare i più clamorosi. I piloti RedBull, dal canto loro, sono riusciti addirittura a fare di peggio, sommando ai propri errori il pasticcio di Istanbul, quando una comoda doppietta fu buttata al vento in seguito a un maldestro tentativo di sorpasso di Vettel ai danni di Webber, con l’australiano che ci mise anche del suo per concludere la manovra col botto.
Viceversa abbiamo assistito ancora una volta allo show di talento da parte di un pilota straordinario come Robert Kubica che, con una modestissima Renault, ha dimostrato come l’abilità del pilota conti ancora moltissimo nella prestazione e nella crescita di una vettura. Talento che, invece, pare essere scomparso in Felipe Massa, seconda guida ufficiosa della Ferrari, i cui nervi e le cui ambizioni sono crollate definitivamente dopo l’ordine di scuderia ricevuto all’Hockenheimring (GP di Germania). Ordine impartito dal muretto Ferrari che negò, di fatto, al brasiliano la possibilità di vincere la gara, dovendo questi lasciar strada al compagno Alonso, meglio piazzato in classifica. A quell’episodio seguì una lunga scia di polemiche a carico del team di Maranello, quasi a dimenticare che la Formula1 è anche uno sport di squadra e che i giochi “in casa” sono sempre esistiti e sempre esisteranno, nonostante l’assurda regola (prontamente rivista dalla FIA in seguito all’accaduto) che ne vietava l’adozione.
Da quel momento, però, Massa ha completamente mollato ogni pretesa sul mondiale, e le prestazioni ne hanno risentito enormemente, relegandolo spesso a metà classifica. La tenuta mentale, infatti, è il maggior limite del brasiliano, nonostante le grandi doti velocistiche che ha sempre dimostrato di possedere.
A dispetto, comunque, degli alti e bassi dei vari protagonisti, possiamo tranquillamente affermare che quella appena conclusasi è stata un’annata esaltante per la Formula1. Raramente, forse mai prima d’ora, s’erano presentati in quattro all’ultimo appuntamento con la possibilità di vincere il titolo. Ancor più esasperata è stata l’escalation di novità tecniche presentate dai diversi team. Sono tanti gli spunti interessanti dal punto di vista tecnico che la stagione ci ha riservato, ma andiamo con ordine. Cominciamo dalla soluzione che nello scorso campionato aveva sollevato tante polemiche circa la sua regolarità: dopo il 2009, anno in cui l’allora BrawnGp aveva dominato sorprendendo tutti (anche la FIA) con l’introduzione del “diffusore soffiato”, “doppio diffusore” o diffusore “col buco”, nel 2010 tutte le scuderie, in maniera più o meno efficace, hanno presentato tale soluzione sulle proprie vetture. Con l’adozione del doppio diffusore, e in alcuni casi (McLaren per esempio) del triplo diffusore, si è riusciti a ottimizzare l’estrazione dei flussi d’aria dal fondo della vettura verso l’esterno, potendo creare una zona di depressione molto spinta in corrispondenza dell’elemento in questione (freccia rossa nel disegno):


Tale depressione ha l’effetto di “risucchiare” fuori l’aria più velocemente, incrementando sensibilmente l’effetto di “deportanza”. Quest’ultima è la forza che l’aria, penetrata dall’auto, esercita verso il basso, favorita dalla particolare conformazione aerodinamica ad “ala rovesciata” che caratterizza una Formula1, ma più in generale, tutti i veicoli progettati per elevatissime prestazioni. Maggiore è il valore di deportanza sviluppato da una monoposto, tanto migliore sarà la sua tenuta di strada, risultando letteralmente “incollata al suolo”.
deportanza - fonte

In figura è mostrato un tipico profilo alare da Formula1 investito da un flusso d’aria. L’aria che scorre al disotto del profilo, procede con velocità maggiore rispetto a quella che scorre lungo la superficie superiore. Il risultato è una depressione nel sotto ala, e una compressione all’estradosso (parte superiore) che genera una spinta verso il basso. Se si immagina una Formula1 nel suo complesso come un’ala rovesciata, il doppio diffusore svolge proprio il compito di favorire l’accelerazione del flusso d’aria sottostante, aumentando la depressione.
Sebbene questa soluzione sia stata accolta nel mondo delle corse come una novità, è bene far notare che non si tratta di novità assoluta in Formula1. Correva l’anno 1993, infatti, quando in casa Benetton, Ross Brawn (proprio lui che ha fatto scuola l’anno scorso) e Rory Byrne adottavano una soluzione vista già sulla Williams di Patrick Head e Adrian Newey (attuale progettista RedBull)…il doppio diffusore!!! Anche questa volta, come tante altre, la Formula1 ha dunque scavato nel passato per ricercare qualche buona soluzione che sbaragliasse la concorrenza.
Come detto però, la questione e lo sviluppo del double decker, come lo chiamano gli inglesi, non sono state le uniche a tenere banco durante la stagione. Altra grande novità di quest’anno è stata, infatti, l’adozione da parte di quasi tutte le scuderie, del cosiddetto F-Duct, o condotto fluidodinamico.
Soluzione introdotta sin da subito in casa McLaren, lasciando la concorrenza a bocca aperta, è stata poi copiata e implementata anche dai principali rivali di RedBull e Ferrari. Si tratta di un sistema in grado di incrementare la velocità massima della monoposto solo quando vene sia il bisogno, cioè nei tratti rettilinei. Concettualmente il sistema è semplice: un condotto, che parte da una presa d’aria esterna, prosegue all’interno dell’abitacolo e corre lungo il cofano motore, convogliando una certa quantità d’aria a ridosso dell’alettone posteriore. Tale flusso d’aria, incidendo secondo un certo angolo sull’ala, rispetto al flusso aerodinamico per il quale l’ala stessa è progettata, provoca il distacco della “vena fluida”, che in condizioni ideali aderisce al profilo, mandando in stallo l’intero alettone.
Alettone in stallo significa ridotta resistenza all’avanzamento e maggiore velocità di punta, a parità di tutti gli altri fattori. Ovviamente al vantaggio della velocità si contrappone la perdita di carico deportante agente sull’alettone posteriore e, quindi, una minore tenuta con conseguente rischio di sbandata in curva. E’ per questo che il sistema F-Duct prevede l’azionamento del condotto solo quando è necessario e da parte del pilota, che diventa parte attiva del suo funzionamento. Egli infatti, tappando con un ginocchio, un gomito o una mano un apposito foro collegato al condotto e ricavato nell’abitacolo, è in grado di far funzionare il dispositivo impedendo che l’aria proveniente da un’opportuna presa esterna si disperda nell’abitacolo stesso, ma facendo in modo che giunga nel condotto e quindi all’alettone. 
F-duct detail fonte scarbsf1
 

F-duct Ferrari - fonte
Purtroppo, però, la FIA ha deciso di abolire l’utilizzo di tale dispositivo a partire dalla stagione 2011 a meno di cambiamenti futuri. In una Formula1 imbrigliata da regolamenti tecnici che tarpano le ali all’inventiva degli ingegneri, fa piacere ogni tanto notare come qualcuno riesca ancora a inventare qualcosa di interessante. Nonostante ciò, si decide di volta in volta di bandire quel qualcosa in nome di una esasperata ricerca della sicurezza, dimenticando forse che il rischio è parte integrante di questo sport e ne determina in gran misura il fascino. Stessa sorte dell’F-Duct attende il doppio diffusore, anch’esso bandito dalla stagione prossima.
Parliamo ora delle altre novità tecniche introdotte quest’anno. Questa volta si tratta di novità di regolamento. Stiamo parlando dell’abolizione dei rifornimenti durante il pit stop, e della riduzione della larghezza per quanto riguarda il battistrada degli pneumatici anteriori.
Dal 1994 eravamo abituati ad assistere, durante i gran premi, a soste ai box con cambio gomme e rifornimento di carburante. Le gare erano così suddivise in due o tre “stint” (talvolta quattro) in cui i piloti tiravano al massimo fino a svuotare il serbatoio per poi rifornire e concludere la gara. Quest’anno, invece, ha sancito il ritorno all’antica. L’intera gara va affrontata senza mai rabboccare il carburante. Ciò significa che il pilota si trova a dover gestire un’auto dapprima pesantissima, partendo col pieno, cercando di non strapazzare troppo le gomme, per poi guidare una vettura sempre più leggera e agile nel corso del gran premio. Siamo tornati, dunque, a pit-stop fulminei della durata di 3 o 4 secondi al massimo (salvo imprevisti) e il meccanici del cambio gomme sono tornati a coprire un ruolo fondamentale nell’economia di una gara.
cambio gomme per Alonso - fonte
L’abolizione dei rifornimenti ha imposto agli ingegneri la progettazione di serbatoi più grandi, con capienze di oltre 230 litri, rispetto ai 130/140 litri degli anni precedenti. Un tale cambiamento ha influito, ovviamente, sulla progettazione dell’intera vettura, dovendo riuscire a sistemare tali serbatoi in maniera opportuna senza penalizzare eccessivamente il disegno dell’auto.
Per quanto riguarda, invece, la riduzione della larghezza degli pneumatici anteriori, si è passati dai 270mm del 2009 agli attuali 245mm. Questa modifica si è resa necessaria in seguito alle indicazioni riportate dai piloti nella passata stagione. A quanto pare gli pneumatici anteriori, così com’erano, sembravano sovradimensionati rispetto al reale fabbisogno. Ciò determinava, molto di frequente, comportamenti eccessivi e imprevedibili di sovrasterzo delle vetture, evidentemente troppo puntate sull’anteriore.
Quest’anno la FIA ha anche deciso, d’accordo con i team, di vietare in maniera non formale l’utilizzo del sistema di recupero dell’energia cinetica K.E.R.S., riservandosi però di poterlo reintrodurre con modalità differenti nelle stagioni successive.
Altra novità ha riguardato la modifica al sistema di assegnazione dei punteggi in gara, ora molto simile alla MotoGp.
La stagione 2010 ha, inoltre, visto l’iscrizione di tre nuovi team (Virgin, Hispania Racing Team e Lotus) al campionato. Tutti e tre hanno avuto risultati deludenti, ma hanno comunque contribuito a rinfoltire la griglia che dopo l’abbandono della Toyota rischiava di vedere al via solo 18 piloti. In aggiunta, alla guida di una delle due HRT si è visto un pilota dal cognome certamente suggestivo, un certo Bruno SENNA, nipote di quell’Ayrton che resterà sempre indimenticato nei cuori degli appassionati.
Ma di sicuro la novità che più ha scosso il circus nell’inverno scorso, è stata la clamorosa decisione di Michael Schumacher di tornare a gareggiare nel mondiale. Ancora più clamorosa è stata la notizia che il tedesco dopo 14 anni si sarebbe calato in un’auto non rossa, bensì in una freccia d’argento Mercedes. Michael, spinto dalla rinnovata voglia di competizione (probabilmente mai svanita del tutto) e dall’impossibilità di guidare per l’amata Ferrari, ha accettato un contratto di 3 anni con gli amici della Mercedes (squadra grazie alla quale ha mosso i primi passi in Formula1 ancora 22enne) e soprattutto con la supervisione del grande compagno di tutti i suoi successi, Ross Brawn. Questa, a detta del Fenomeno, l’unica combinazione che avrebbe mai potuto far si che guidasse per una scuderia che non fosse quella di Maranello.
Nonostante la gran voglia di rimettersi in gioco, e la mai tramontata passione agonistica, la seconda carriera di Michael non è cominciata certo nel modo migliore. Quasi sempre battuto in qualifica dal suo più giovane connazionale Nico Rosberg, per la prima volta da quando corre in Formula1, ha concluso una stagione completa senza una vittoria. Probabilmente un’auto non all’altezza, tre anni di inattività e quarantuno all’anagrafe, con una Formula1 in continuo cambiamento, hanno contribuito alla stagione opaca del tedesco che, però, non ha privato i suoi tifosi di ottimi exploit sulle piste storiche che l’hanno visto sempre protagonista, come Barcellona, Suzuka e, ovviamente, il “suo salotto” Spa-Franchorshamps. Ha dimostrato, poi, un lento ma progressivo miglioramento nell’arco della stagione. Ciò dovrebbe far ben sperare chiunque si professi appassionato di questo sport, in quanto Schumacher rappresenta la Formula1 ed è giusto che se corre lo faccia per vincere, come ha sempre fatto. Dunque, possiamo dire “rimandato a settembre”, o meglio, a marzo.
Stagione 2011 che vedrà al via ben cinque campioni del mondo, probabilmente dato unico nella storia della Formula1. Ci si aspetta la conferma delle prestazioni RedBull, la riscossa di Ferrari e McLaren, e l’ingresso nella lotta per il mondiale del Team Mercedes, da tempo ormai concentrato sullo sviluppo della nuova monoposto.
Il tutto sarà condito da un’ennesima incognita, e cioè il fornitore di pneumatici. Dall’anno prossimo infatti sarà l’italiana Pirelli ha fornire le “scarpe” ai bolidi di Formula1. A tal proposito è ben noto quanto le gomme rappresentino la variabile più pesante nel complesso insieme di variabili che fanno la prestazione. Non ci resta dunque che attendere, aspettandoci magari un clamoroso rimescolamento dei valori in campo.

lunedì 15 novembre 2010

Impianti ORC - Cicli rankine a fluido organico: descrizione ed applicazioni

Impianto combinato motore alternativo - ORC - fonte Wartsila
 In questi ultimi anni la ricerca riguardante gli impianti per la produzione di energia di piccola e media taglia si è focalizzata anche su applicazioni tradizionali e antiche come gli impianti basati sul ciclo rankine il cui spunto innovativo sia legato alla tipologia di fluido di lavoro utilizzato, fluidi organici e non più acqua.
Gli impianti ORC (Organic Rankine Cycle) utilizzano sostanze diverse dall'acqua, come idrocarburi, HCFC, polisilossani, dall'elevato peso molecolare e dalla bassa temperatura di cambiamento di fase, per produrre energia anche da fonti di calore a temperatura medio-basse. In tal senso la scelta del fluido, per ottimizzare il rendimento del ciclo termodinamico, è effettuata in funzione della temperatura della sorgente termica a disposizione.
Tali impianti sono spesso accoppiati a pannelli solari, fonti di calore basate sulla geotermia, biomasse, recupero di calore da processi industriali e sono utilizzati spesso a fini cogenerativi, laddove l'energia termica è disponibile sotto forma di acqua alla temperatura di 60-90 °C.

ciclo e Schema di impianto ORC - fonte ENEA

Dallo schema riportato in figura - ne sono disponibili diverse versioni in rete in massima parte provenienti da siti e pagine dell'ENEA - si evince che lo schema è del tutto simile a quello di un impianto basato sul normale ciclo rankine acqua-vapore, con l'unica differenza - come si vede dal ciclo stesso - legata alla presenza di olio diatermico che ha caratteristiche peculiari tali da renderne favorevole l'utilizzo in determinati casi.  In tal senso, sfogliando le pagine dei principali produttori europei e mondiali di impianti ORC, appare evidente che l'utilizzo è limitato e strettamente collegato a:
  • presenza di biomasse da bruciare
  • energia termica proveniente dalla terra (impianti geotermici)
  • recupero termico da altri motori primi
  • accoppiamento con pannelli solari
Il vettore energetico utilizzato per la vaporizzazione del fluido organico è in genere oli diatermico (olio minerale, o sintetico per temperature oltre i 300°C) o acqua, mentre per la condensazione è utilizzata acqua. L’utilizzo di olio diatermico consente inoltre di evitare l’impiego di caldaie ad alta pressione.
Il fluido di lavoro, come detto precedente, è un composto organico (o una miscela) caratterizzata da alto peso molecolare: ciò permette di ridurre la velocità di rotazione dell’espansore e una connessione diretta al generatore.  Altra caratteristica peculiare dei fluidi impiegati nei cicli ORC è quella di essere “fluidi secchi” cioè caratterizzati da una pendenza positiva della curva del vapore saturo. Questo permette di avere un vapore surriscaldato a fine espansione anche partendo dalla curva del vapore saturo, con il vantaggio di assenza di condensa in turbina e la conseguente preservazione delle parti a contatto con il fluido dalla erosione.   Dato che uno dei dati di progetto principali è la temperatura della sorgente termica,  sia la sceltadel fluido organico da impiegare che la progettazione della turbina sono fatte in funzione della tipologia di sorgente cui l'impianto ORC va accoppiato per ottimizzare i rendimenti del sistema.



Sono quattro i principali costruttori di impianti ORC al mondo, tre americani (Infinite TurbineOrmat e UTC Power )  ed uno italiano(Turboden), anche se controllato dal 2009 dalla Pratt & Whitney.   In genere tali impianti sono utilizzati per la generazione distribuita a fini cogenerativi e le taglie degli impianti variano molto, anche se in massima parte possono essere facilmente inserite in ambito di micro e mini generazione di energia: molte case costruttrici propongono moduli dalle poche decine di kW fino al MW e oltre.
 Fra le aziende indicat va segnalato che l' Ormat è la società leader mondiale nel campo degli impianti basati sull'energia geotermica. In tal senso propone impianti ORC la cui fonte di calore provenga da energia geotermica, oltre a quelli basati su altre fonti di calore.  Sul sito dell'Ormat sono disponibili animazion riguardanti impianti binari basati sui cicli rankine organici.  Anche l'italiana Turboden offre impianti modulari da collegare direttamente agli impianti, come nei casi delle altre aziende.
Per quanto riguarda le prestazioni, appare evidente che dipendano fondamentalmente dalla temperatura della sorgente termica e quindi dalla tipologia di fluido utilizzata.  Va scritto - fonte ENEA - che i moduli ORC attualmente commercializzati hanno una taglia fra i 30 e i 1500 kW con un rendimento elettrico che si aggira fra il 18 e il 20% ed un indice di primo principio per quanto riguarda l'applicazione in campo cogenerativo (produzione combinata di energia elettrica e termica) che può raggiungere il 75-80%.  Per quanto riguarda il recupero termico, stanti le basse temperature in gioco, è messa a disposizione acqua calda per usi sanitari alla temperatura di 60-90 °C.
Nonostante gli impianti che utilizzano il ciclo Rankine organico siano poco o nulla studiati nei corsi universitari, si tratta di una realtà consolidata in alcune nicchie di mercato come quella dell'utilizzo della geotermia, del solare termodinamico e delle biomasse come combustibile:  Ormat ha installato oltre 1100 MW di impianti ORC per lo sfruttamento di energia geotermica e Turboden, come ben pubblicizzato sul loro sito internet ha al suo attivo oltre 150 installazioni per un totale di circa 0.18 MW. Sempre sul sito della Turboden sono disponibili schemi, immagini e dati caratteristici di alcuni impianti realizzati.
Per quanto riguarda i costi di impianto, il costo complessivo di un impianto, compreso di caldaia, turbogeneratore, collegamenti e quant'altro, si aggira fra i 3500 e i 6400 €/kW installato, mentre i costi del solo turbogeneratore si possono stimare attorno a 900-1600 €/kW installato.

Bibliografia
M. Bianchi, P. R. Spina, G. Tomassetti, D. Forni, E. Ferrero, "Le tecnologie innovative ed efficienti nei sistemi di generazione in assetto co-trigenerativo e nei sistemi integrati con unità a pompa di calore nelle applicazioni industriali e del terziario", Report RSE/2009/18 Enea - Ministero per lo sviluppo economico.
 Articoli presenti sul sito turboden
Video ed immagini sono stati "linkati" dalla rete e pertanto si suppone siano di pubblico utilizzo previa indicazione della fonte. Se così non fosse verranno rimossi dopo segnalazione degli autori.

mercoledì 10 novembre 2010

Convegno di presentazione del master Uninauto: I veicoli a propulsione ibrida e la mobilità sostenibile (programma e dettagli)

Il 26 novembre presso l' Aula Scipione Bobbio della Facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II” sita in piazale Tecchio si terrà l'oramai tradizionale convegno di presentazione del master di II livello in ingegneria dell'autoveicolo "UninAuto". Il tema scelto dagli organizzatori per iniziare nel migliore dei modi il sesto anno è
I veicoli a propulsione ibrida e la mobilità sostenibile: nuove sfide tecniche, ambientali e nella formazione universitaria”. Il Master Uninauto prepara gli ingegneri di domani”.

Dopo i saluti di rito di rettore, preside e presidenti di consiglio di corso di laurea / dipartimento, saranno diverse le personalità di spicco del mondo "automotive" ad intervenire sul tema, dall' Ing. Felisa A.d. Ferrari all'ing. Cipolla di GM, dal direttore di Quattroruote ad ingegneri provenienti da Pininfaria, Audi e Piaggio. 

Di seguito sono riportati sia il programma dettagliato  del convegno che il  comunicato stampa di presentazione del master di II livello


  Il programma del convegno

Ore 9,00  saluti Rettore Università degli Studi di Napoli prof. dr. Massimo Marrelli,
                          Presidente del Polo delle Scienze e Tecnologie prof. ing. Massimo D’Apuzzo
                          Preside Facoltà Ingegneria prof. ing. Piero Salatino
                          Direttore Dipartimento di Meccanica ed Energetica prof. ing. Michele Russo
                         
Ore 9,20          Coordinatore Master Uninauto prof. Adolfo Senatore
                        Assessore Università Regione Campania prof. Guido Trombetti
                        A.d. CRF-Elasis Vicepresidente Unione Industriali Napoli ing. Nevio Di Giusto

Ore 10,00        introduce e coordina A.d. Ferrari ing. Amedeo Felisa
Ore 10,15       “Impostazione di un veicolo elettrico” dr. Silvio Angori (Pininfarina)
Ore 10,45      “I motori Hybrid e la gestione dell’Energia secondo GM” ing. Giovanni Cipolla (GM)

11: 15  Coffee break

Ore 11,30    “Lo stile delle prossime vetture Hybrid” ing. Wolfgang Egger (Audi)
Ore 12,00  “Impatto sui clienti europei delle strategie di controllo energetico” Carlo Cavicchi,    (direttore Quattroruote)
Ore 12,30 “L’alta formazione universitaria nel settore autoveicolistico” prof. Giuseppe Cantore (preside Facoltà di Ingegneria Università di Modena)

13, 00 Lunch

Ore 14,30  introduce e coordina ing. Paolo Massai
Ore 14,45 “L’ibrido a due ruote” ing. Luca Carmignani (Piaggio)
Ore 15,15  Presentazione sintesi tesi e Cerimonia consegna Diplomi
Ore 17,00  Intervento conclusivo dell’ing. Antonio Bene “L’innovazione, la presenza sul mercato e le regole del business”


ESPOSIZIONE: Nell’atrio della Facoltà si terrà per l’occasione un’esposizione di auto ibride e componentistica.

Presentazione della settima edizione del master di II livello "uninauto"
Anche quest'anno il Dipartimento di Meccanica ed Energetica dell'Università degli Studi di Napoli "Federico II" organizza il Master Uninauto "Master di II Livello in Ingegneria dell'Autoveicolo". Il bando per la VII Edizione, a.a. 2010/2011 sarà pubblicato entro il mese di novembre 2010 sui siti www.unina.it alla voce Master e su www.masteruninauto.it .
Sarà possibile presentare domanda di partecipazione entro il 23 dicembre 2010 presso l'Ufficio Scuole di Specializzazione e Master, via Mezzocannone, 16 - Napoli.

Il numero massimo dei partecipanti è di 25, selezionati sulla base dei titoli e di un colloquio.
Il Coordinatore della VII Ed. è il prof. Adolfo Senatore.

Il Master si propone l’obiettivo di formare ingegneri:
•          altamente qualificati sia per l’industria automobilistica sia per le aziende che operano nel settore della componentistica, particolarmente attenti all’innovazione, alla competitività dei prodotti e allo sviluppo internazionale delle imprese;
•          capaci di gestire sistemi automobilistici integrati, giacché l’attuale livello, altamente complesso e sofisticato, del prodotto automobile, delle tecniche di progettazione e dei processi di costruzione e di assemblaggio, richiede non solo competenze tecniche specialistiche di alto livello ma anche competenze sistemistiche per l’integrazione dei processi.

Le attività del Corso si avvalgono:
•          della docenza di professori e ricercatori universitari, con solida preparazione tecnico-scientifica generale nel campo dell’ingegneria del veicolo;
•          della docenza di operatori del mondo delle imprese, con significativa esperienza in campo autoveicolistico;
•          di testimonianze di personalità di rilievo del mondo industriale e scientifico dell’ automobile;
•          di un ciclo di seminari tematici che rappresentano un ulteriore approfondimento di problematiche attuali.
•          di collaborazioni e testimonianze di altre Università italiane ed estere;
•          di stage formativi presso alcune delle aziende sponsorizzatrici, che costituiranno una concreta esperienza lavorativa “sul campo” per i partecipanti.

Tra le aziende che sponsorizzano o che offrono collaborazione a vario titolo, troviamo:
Aziende Promotrici: Elasis Scpa, Ferrari Auto Spa
Aziende Sostenitrici: Alfa Romeo spa, Italdesign-Giugiaro spa, Lms Italiana srl, TLandi Renzo, , Step spa, Denso Thermal Systems Spa, Webasto Spa, Oerlikon –Graziano Trasmissioni,
Con la partecipazione di :ATA, Centro Ricerche Fiat, Unione Industriali Napoli, CNR Centro Nazionale Ricerche , CNR Istituto Motori, Enginsoft, Assomotoracing

Da quest'anno il Master Uninauto è anche Master INPDAP Certificated. Sono previste 20 borse di studio a copertura totale dei costi di partecipazione per i dipendenti e i figli ed orfani di dipendenti e pensionati INPDAP e della pubblica amministrazione. Maggiori informazioni e il modulo di domanda su www.inpdap.it alla voce Master Inpdap Certifcated.

La presentazione della VII Edizione del Master si terrà il giorno 26 novembre 2010 nell'ambito del Convegno:
“I veicoli a propulsione ibrida e la mobilità sostenibile: nuove sfide tecniche, ambientali e nella formazione universitaria - Il Master Uninauto prepara gli ingegneri di domani”, a partire dalle ore 9,00 presso l'aula Scipione Bobbio, Facoltà di Ingegneria, I piano p.le Tecchio, 80.
Nell'occasione sarà anche allestita una mostra di vetture ibride.

Per qualsiasi informazione sul Master o per confermare la propria partecipazione al Convegno, è possibile rivolgersi alla Segreteria del Master Uninauto ai recapiti che seguono: tel. 0817683295, email
master@masteruninauto.it  oppure info@masteruninauto.it

martedì 26 ottobre 2010

Le modifiche al FIRB 2010: nuovi limiti di età in sostituzione di quelli precedenti

Dopo numerose segnalazioni e le proteste di quanti erano stati esclusi matematicamente dalla possibilità di partecipare al FIRB futuro in ricerca 2010, il Miur è corso ai ripari modificando le linee di intervento in modo tale da ammettere alla partecipazione al bando anche i nati nel 1978 e quanti altri erano stati ingiustamente esclusi.  LE modifiche pubblicate in data odierna al bando firb 2010, i cui elementi notevoli sono stati descritti già in questo post, riguardano esclusivamente i termini di scadenza del bando, prorogato di un mese - La scadenza per la presentazione delle domande di finanziamento è spostata al 16 dicembre 2010, alle ore 17.00, per i responsabili di unità (modello B), e al 23 dicembre  2010, alle ore 17.00, per i coordinatori di progetto (modello A). -, ed  i requisiti minimi per la partecipazione in termini di età, da quanti anni si è conseguito il dottorato e quante pubblicazioni sono state fatte:

a) Linea d'intervento 1: a dottori di ricerca italiani o comunitari, non  strutturati presso gli atenei italiani, statali o non statali, i consorzi interuniversitari, e gli enti pubblici di ricerca afferenti al MIUR, che non abbiano già compiuto il 33° anno di età alla data del 23 novembre 2010, e che, alla stessa data, abbiano conseguito il dottorato di ricerca  da almeno  2 anni;
b) Linea d'intervento 2: a dottori di ricerca italiani o comunitari, non  strutturati presso gli atenei italiani, statali o non statali, i consorzi interuniversitari, e gli enti pubblici di ricerca afferenti al MIUR,  che non abbiano già compiuto il 36° anno di età alla data del 23 novembre 2010, e che, alla stessa data, abbiano conseguito il dottorato di ricerca  da almeno  4 anni;
c) Linea d'intervento 3: a giovani docenti o ricercatori, che non abbiano già compiuto il 40° anno di età alla data del 23 novembre 2010, già strutturati presso gli atenei italiani, statali o non statali, i consorzi interuniversitari, e gli enti pubblici di ricerca afferenti al MIUR.
2. I dottori di ricerca rientranti nella Linea di intervento 1  debbono avere almeno tre pubblicazioni su riviste scientifiche internazionali.
3. I dottori di ricerca rientranti nella Linea di intervento 2  debbono avere almeno sei pubblicazioni su riviste scientifiche internazionali.
4. Per i dottori di ricerca di linea 1 o di linea 2 già in possesso di specializzazione conseguita, precedentemente al dottorato, presso una Scuola di Specializzazione Universitaria, i limiti di età anagrafica di cui al comma 1 del presente articolo sono  incrementati di un numero di anni pari alla durata della scuola di specializzazione.
5. Per i dottori di ricerca di linea 1 o di linea 2 i limiti di età anagrafica di cui al comma 1 del presente articolo sono incrementati altresì di un anno sia nel caso in cui la durata legale del corso di studi relativo alla laurea e al  dottorato sia superiore  a 9 anni, sia nel caso di effettivo svolgimento del periodo di leva obbligatoria, sia nel caso di maternità/paternità precedente alla data di conseguimento del dottorato.
6. In ogni caso, pur essendo gli incrementi di cui ai commi 4 e 5 cumulabili tra di loro,  il limite massimo di età anagrafica, anche per le linee di intervento 1 e 2, resta fissato al 40° anno di età non ancora compiuto alla data del 23 novembre 2010.

Chi scrive è stato fra i primi a segnalare le incongruenze del bando ed ha apprezzato che il ministero abbia dato una rapida risposta alle richieste fatte dal CUN solo pochi giorni or sono. 

venerdì 8 ottobre 2010

Concorso ENEA 120 posti (funzionario): il nonsenso dei quiz preselettivi

Chi abbia avuto la fortuna di consultare la gazzetta ufficiale durante il mese di agosto saprà che a breve inizieranno le selezioni per 120 posti di tecnici laureati (funzionario ENEA) in massima parte ingegneri con esperienza almeno biennale in settori di ricerca che abbracciano diverse aree tematiche, dai materiali, all'energia, alla chimica ed alla combustione. Nonostante nel bando sia data grande importanza ai titoli, che costituiscono il 40% della valutazione totale, nonostante sia fatta esplicita richiesta ai candidati di indicare le pubblicazioni su riviste internazionali con impact factor,  la prima grande scrematura avverrà attraverso quiz preselettivi di cultura generale, in cui la componente fortuna è notevole e che avvantaggia chi è abituato a partecipare a concorsi - rarissimi in ambito di ricerca -  che prevedano tale tipologia di selezione.
Potrà quindi accadere che candidati con decine di pubblicazioni su riviste di importanza internazionale non possano accedere alla valutazione dei titoli in quanto disavvezzi al sistema dei quiz.

Per la cronaca i 50 quiz a risposta multipla da completare in 40 minuti riguarderanno  quesiti attitudinali (logica, sillogismi, sequenze) e domande di cultura generale (cultura costituzionale, educazione civica, funzionamento dello stato, cultura istituzionale, storia contemporanea italiana, letteratura, matematiac, fisica, chimica per i laureati tecnici). 
Va scritto che verranno ammessi al concorso al massimo 15 candidati per ogni unità messa a concorso per ogni singola posizione, fino a un massimo di 3000 candidati. 
Il concorso si terrà, secondo le modalità indicate sul sito dell'ENEA, il 15 ottobre presso l'hotel Ergife di Roma.
I risultati verranno pubblicati il 18 ottobre sul sito www.praxi.com 

edit 18 ottobre: i risultati dovrebbero uscire - a quanto si legge in alcuni forum - intorno alle 17.00 e non più alle 15.00. edit ore 19.00 : dal sito praxi è possibile conoscere il proprio punteggio. Il punteggio minimo per accedere alla valutazione per titoli sarà pubblicato sul sito dell'ENEA.

Edit 22 ottobre: I risultati dei qui preselettivi sono stati pubblicati, insieme ai criteri addotati per la valutazione dei titoli, il giorno 19 ottobre.
Al di là di alcune perplessità relative al poco impatto che titoli accademici e pubblicazioni avranno sul totale dei 40 punti disponibili (4 punti massimo per i titoli, 4 punti massimo per le pubblicazioni), tiene banco nei forum e sui blog la questione relativa agli ammessi "con riserva". A leggere le parole scritte dai soliti bene informati risulta che quasi 1500 candidati sono stati ammessi con riserva, in quanto in possesso esclusivamente degli anni di dottorato e non dell'esperienza biennale con contratti di lavoro in ambito di ricerca (assegni di ricerca, co.co.co., etc.).   Di questi, quelli che hanno superato la preselezione probabilmente verranno fermati durante la valutazione titoli, essendo oltre il 50% del punteggio legato al curriculum ed alla esperienza lavorativa almeno biennale. Significa che molti candidati in possesso dei titoli necessari per essere ammessi agli orali sono stati probabilmente fermati e superati in fase di preselezione - come prevedibile - da persone che poi non supereranno lo scoglio del punteggio minimo ai titoli.  Ciò a conferma di come la valutazione preselettiva attraverso quiz (del tutto fuori tema rispetto ai profili concorsuali)  sia inadatta per scegliere aspiranti laureati tecnici che abbiano esperienza in ambito di ricerca.

giovedì 7 ottobre 2010

Vino e fonti rinnovabili: l'esempio di Villa Matilde

pannelli solari - Villa Matilde
In occasione di una visita alla nota azienda vitivinicola villa Matilde riguardo la quale ho già scritto ne "Il laboratorio napoletano", chi scrive ha avuto la possibilità di partecipare ad una conferenza durante la quale sono stati esposti i dettagli di un intervento integrato su più fronti volto a trasformare una  azienda agricola classica e tradizionale in una a ridotto impatto ambientale, i cui consumi energetici siano basati fondamentalmente su fonti rinnovabili, attenta a non sprecare acqua ed energia.  
Al di là della qualità del vino prodotto - chi vive in Campania ma non solo conosce bene la bontà dei vini di Villa Matilde - un intervento come quello che verrà a breve esposto - garantirà energia pulita ma sopratutto una drastica riduzione delle emissioni di inquinanti e di anidride carbonica in atmosfera. 
Chi ha progettato l'impianto non si è limitato infatti ad installare pannelli fotovoltaici sui tetti, beneficiando dei vantaggi economici del conto energia, ma è intervenuto sui singoli ambienti, per migliorare l'efficienza energetica degli edifici e ridurre i costi legati alla necessaria climatizzazione - il vino necessita di  una temperatura ambiente mai elevata - e sui singoli impianti, realizzando un sistema idrico attraverso il quale convogliare le acque piovane e riciclare le acque bianche per ridurre sensibilmente il consumo di acqua, di per sè notevole per produrre il vino.  Se da una parte allo stato attuale è stato terminato solo il primo step del progetto, ovvero la messa in funzione di 339 pannelli fotovoltaici in silicio policristallino, realizzati in sette sotto-unità differenti sui tetti degli edifici principali ed in grado di fornire una potenza di picco superiore ai 77 kW, (su 150 totali) dall'altra sono previsti investimenti, oltre a quelli già descritti, per sostituire il parco veicoli (automobili e macchine agricole) con vetture elettriche o che possano essere alimentate con biodiesel.  Per quanto riguarda i veicoli elettrici, verrà installato un pannello fotovoltaico a movimento biassiale “mover; in grado di ruotare con il sole, che possa garantirne la ricarica.  In un'ulteriore fase di sviluppo del progetto, avviato da appena un anno, il restante fabbisogno energetico degli impianti verrà garantito da generatori di energia elettrica che possano funzionare con biomasse vegetali, così come l'energia termica sarà fornita da caldaie ad oli vegetali.  
Biomasse agricole, pannelli fotovoltaici, coibentamento delle cantine e risparmio in termini di consumo d'acqua costituiranno, insieme, un approccio integrato che si spera dia all'azienda, oltre a garantirne il fabbisogno energetico, un apporto in termini di ritorno di immagine per aver tanto investito in favore dell'ambiente.

giovedì 30 settembre 2010

FIRB Futuro in ricerca 2010: il nuovo bando ed alcune considerazioni

EDIT: in data 26 ottobre sono stati modificati sia i termini ultimi per la presentazione dei progetti che i limiti di età relativi alle linee di intervento.

E' stato pubblicato in data 27 settembre il nuovo bando FIRB "Futuro in ricerca" dedicato ai giovani ricercatori, italiani o comunitari, strutturati e non, che operano nelle università ed enti di ricerca italiani. Sul sito internet del "vecchio" bando FIRB, sul quale si è già ampiamente discusso in questo blog,  sono già pubblicati scadenze, moduli e FAQ.   Il finanziamento massimo del FIRB sarà di 50 milioni di euro.
Sono numerose le novità introdotte per questo secondo FIRB dedicato ai "giovani" (giovani sulla carta in molti casi), che di sicuro scateneranno non poche polemiche.  
Le linee di intervento passano da due a tre:
  1. dottori di ricerca italiani o comunitari, non  strutturati presso gli atenei italiani, statali o non statali, e gli enti pubblici di ricerca afferenti al MIUR, che non abbiano compiuto il 32° anno di età alla data di scadenza del presente bando e che, alla stessa data, abbiano conseguito il dottorato di ricerca  da più di  2 anni e  da meno di  6 anni;
  2. dottori di ricerca italiani o comunitari, non  strutturati presso gli atenei italiani, statali o non statali, e gli enti pubblici di ricerca afferenti al MIUR,  che non abbiano compiuto il 36° anno di età alla data di scadenza del presente bando e che, alla stessa data, abbiano conseguito il dottorato di ricerca da più di 6 anni e da meno di 10 anni;
  3. a giovani docenti o ricercatori che non abbiano compiuto il 40° anno alla data di scadenza del presente bando, già strutturati presso gli atenei italiani, statali o non statali, e gli enti pubblici di ricerca afferenti al MIUR.
 Va scritto che, qualora i candidati siano in possesso di diplomi di scuole di specializzazione, l'età massima verrà spostata in avanti del numero di anni di durata della scuola.
La seconda grande novità riguarda l'introduzione di un limite minimo di pubblicazioni pubblicate:

I dottori di ricerca rientranti nella Linea di intervento 1  debbono avere almeno tre pubblicazioni su riviste scientifiche internazionali.
I dottori di ricerca rientranti nella Linea di intervento 2  debbono avere almeno sei pubblicazioni su riviste scientifiche internazionali.

E' precisato inoltre che
Saranno considerate prioritarie  le tematiche relative alle energie alternative e/o sostenibili, all'agricoltura e ambiente, al patrimonio artistico-culturale e ambientale, alla mobilità sostenibile, all'homeland security, alla salute e alle scienze della vita, ritenute strategiche per l'economia nazionale.

Sfogliando il bando, si nota che chi ha ottenuto un punteggio pari o superiore a 38/40 nel precedente bando ma NON ha ottenuto il finanziamento avrà diritto a tre punti aggiuntivi nel limite dei 25 disponibili  per la qualificazione scientifica del coordinatore.

Le scadenze:
Alle 17.00 del 15 novembre 2010 scade la presentazione delle domande B.
Alle 17.00 del 23 novembre 2010 scade la presentazione delle domande A.

Chi scrive è alquanto perplesso da alcune forti differenze di trattamento che emergono dal bando:
1) i ricercatori precari hanno un limite minimo di pubblicazioni su rivista da presentare per partecipare e quelli strutturati no. 
2) I ricercatori precari che hanno compiuto 32 anni nel 2010 o durante l'anno precedente ma che hanno conseguito il dottorato di ricerca da meno di sei anni sono di fatto tagliati fuori, a meno che non abbiano seguito corsi di specializzazione a pagamento, qualora la tipologia di corsi di laurea lo preveda (medicina, giurisprudenza ma non ingegneria).

Entrambe le novità sono alquanto curiose, dato che si tende a dare un vantaggio enorme per tutti i ricercatori "giovani" strutturati, che possono partecipare senza vincoli di pubblicazioni scientifiche in riviste internazionali ed essendo considerati giovani anche alla soglia degli 'anta'
Fra l'altro, conti alla mano, numerosi giovani ricercatori nati a cavallo del 1977 e1978 (ovvero quanti hanno compiuto 32 anni nel 2010) sono quasi tagliati fuori dalla matematica.
Per quanti abbiano sostenuto una laurea quinquennale in ingegneria infatti appare quasi impossibile rientrare in tali parametri: significherebbe infatti aver sostenuto la discussione della tesi di dottorato a 25/26 anni, ovvero essersi laureati fra i 22 ed i 23 anni e nello stesso anno accademico aver iniziato il corso di dottorato.  
Ovviamente il sottoscritto rientra in questo limbo e non potrà partecipare al bando.

edit: Ho scritto, su consiglio di altri colleghi, al ministero per segnalare quanto sopra riportato.
La risposta che ho avuto conferma che alcune categorie intermedie possano di fatto essere "svantaggiate" in alcuni casi.  

giovedì 9 settembre 2010

Test di orientamento a ingegneria: il disastro dei risultati

Sono oramai presenti da qualche giorno sul sito ufficiale della facoltà di ingegneria di Napoli i risultati di quelli che sono chiamati "test di orientamento" o "test di autovalutazione per l'iscrizione" ma che in realtà costituiscono un test di preselezione per chi voglia iscriversi ad ingegneria, dato che di fatto chi non partecipa al test o non lo supera è obbligato a partire con un debito formativo in matematica definito OFA (obbligo formativo aggiuntivo), il che significa partire già con una penalizzazione in termini di tempo da dedicare agli esami veri.
Analizzando velocemente i dati pubblicati appare evidente che una percentuale impressionante degli aspiranti iscritti ad ingegneria ( quasi il 30% ) potrà sostenere l'esame di analisi matematica solo dopo averne sostenuto uno aggiuntivo.  Ben 936 ragazzi fra i 3428 che hanno consegnato il compito sono risultati infatti deficienti in matematica e non potranno sostenere l'esame di analisi matematica I finchè non avranno azzerato il debito, al pari di quanti si presenteranno ad inizio corsi senza aver partecipato al test.


Sinceramente chi scrive ritiene che questi test siano un primo inutile ostacolo che si pone dinanzi agli studenti  e che si sia persa l'iniziale valida funzione: far sì che l'aspirante studente in ingegneria si renda conto delle difficoltà e sappia valutare da sè se sia il caso o meno di iscriversi, senza però appesantirne il cammino universitario qualora decida di farlo.

martedì 31 agosto 2010

Lavori in corso...

Che il blog, la cui struttura grafica risale a due anni fa, abbia bisogno della classica mano di pittura è abbastanza evidente.  L'esperienza maturata con i due blog più recenti gestiti dal sottoscritto (laboratorio napoletano e laboratorio di cinema: recensioni ed altro) farà sì che in breve tempo venga restituita una nuova forma a "Quelli di ingegneria meccanica", con pagine statiche ed una grafica su più colonne.  Sarà possibile che in questi giorni possano sparire per alcune ore link ad informazioni utili o cambiare radicalmente a distanza di pochi minuti grafica, colori ed impaginazione...

A fra qualche giorno

lunedì 2 agosto 2010

blog in ferie

Quelli di ingegneria meccanica chiude per ferie almeno quindici giorni. Tornerà a fine agosto con - spero - diverse novità e nuovi interessanti articoli riguardanti il mondo dell'energia, delle fonti rinnovabili, delle macchine e dei motori.  Per chi voglia continuarmi a seguire anche in questi giorni di calura estiva, il blog su Napoli continuerà ad essere aggiornato, anche se in maniera ridotta, così come quello sul cinema.

venerdì 30 luglio 2010

Rinnovabili: 250 milioni in arrivo per le aziende del Sud Italia che investono in energia rinnovabile e risparmio energetico

In arrivo 250 milioni di euro per le imprese delle regioni del Mezzogiorno a obiettivo convergenza (Calabria, Campania, Puglia e Sicilia) che investano in energie rinnovabili, risparmio energetico e innovazione. In più, per chi investe in ricerca e competitività, sono previste altre importanti agevolazioni.
Sono infatti in arrivo due bandi: il primo in ambito POI (Programma Operativo Interregionale), su energia rinnovabile e risparmio energetico 2007-2013; il secondo in ambito PON ricerca e competitività 2007-2013, già approvati dal legislatore. (fonte: pmi.it)

Si tratta di buone notizie per l'imprenditoria delle regioni interessate.  In attesa di conoscere i particolari dei bandi in procinto di essere pubblicati,  per quanto riguarda il POI energia, ritengo sia utile rimandare alla lettura di alcune considerazioni scritte dal sottoscritto riguardanti il bando POI relativo agli enti pubblici, dato che, probabilmente, le specifiche tecniche saranno simili.

giovedì 15 luglio 2010

L'importanza della protesta all'Università e la necessità di coinvolgere i precari

Chi scrive è convinto che l'unica via per uscire dalla crisi sia quella di investire in ricerca, in quella che è definita "ricerca di  base", scevra quindi da ogni legame diretto con il mondo dell'industria e volta sopratutto a studiare e cercare di ottenere "qualcosa" che possa apportare un miglioramento, piccolo o grande, all'umanità.  Chi scrive è convinto che compito principale dello Stato dovrebbe essere quello di garantire, attraverso le Università pubbliche e gli enti di ricerca, a prescindere dall'evoluzione dei mercati mondiali, la possibilità di cercare una soluzione a questo o quel problema, sia esso di natura economica, sociale, medica, ingegneristica o agraria.   Rinunciare, di contro, alla ricerca, allo studio, alla cultura, corrisponde al catapultare l'Italia nel terzo mondo, distruggendo di fatto ogni possibilità di garantire alle generazioni future un miglioramento della qualità della vita che provenga dalle menti che vivono ed operano nella nostra Italia.
La protesta dei docenti e ricercatori di ingegneria e di tutta la Federico II è condivisa e condivisibile ma dovrebbe partire da un gradino più in basso, da quella massa informe che costituisce ed unifica figure di diverso livello e contrattualizzazione che è il precariato della ricerca.    
I ricercatori precari ed i loro futuri epigoni (i dottorandi) costituiscono allo stato attuale il fondamento della ricerca e dell'università italiane:  non è sbagliato ammettere che senza i ricercatori precari buona parte dei progetti non andrebbe a buon fine.  Se questo concetto vale solo in parte negli enti di ricerca,  per quanto riguarda le università italiane, se si fermassero i ricercatori precari si assisterebbe al blocco dell'attività di ricerca e ad una grossa limitazione delle attività didattiche.  Essendo al contempo queste figure le più deboli, le più manovrabili e meno indipendenti, appare facilmente comprensibile quanto agli occhi di chi scrive ogni forma di protesta perderebbe significato se non fosse adottata con la certezza di avere l'appoggio completo di questa massa.   L'esempio più semplice riguarda la decisione dei ricercatori di non svolgere più l'attività didattica gratuita e di "limitarsi" alle competenze per cui si è vinto un concorso e si è stati assunti: svolgere attività di ricerca.   Tale protesta che di fatto rischia di bloccare l'attività didattica del prossimo anno sarebbe nulla e vana qualora i docenti decidessero di chiedere ai propri collaboratori a tempo determinato di subentrare e di diventare docenti a contratto per un semestre, prendendosi carico - con minimo compenso - di questo o quel corso.  
Qualsiasi decisione, pertanto, dovrebbe essere presa - e si auspica che sia così - conoscendo e consultando il parere dei precari della ricerca. 

La posizione degli studenti di ingegneria, il cui comunicato è comparso su facebook qualche giorno fa, deve far riflettere sul come già agli occhi di una parte dell'opinione pubblica, l'università sia diventata un mero diplomificio:  agli studenti non importa la qualità del proprio studio nè del ruolo che hanno le Università nel creare cultura e ricerca ma sono fondamentalmente mossi dalla necessità di portare a casa quanto prima possibile il fatidico pezzo di carta. Docenti e ricercatori hanno sospeso le attività didattiche e gli esami per una settimana e la richiesta degli studenti è stata quella di fare esami in agosto con un comunicato che aveva il sapore del "protestate ma non rallentate la nostra corsa verso la laurea". 

A margine di queste righe che racchiudono in ordine sparso idee e sentimenti di chi scrive in merito allo stato di agitazione nelle università italiane, segnalo che la Federico II in tutte le sue componenti si riunisce in Assemblea il prossimo 19/7/2010 a Monte Sant'Angelo.


giovedì 8 luglio 2010

La legge bavaglio limita la libertà di informazione ed espressione e danneggia tutti, blogger compresi

Per domani 9 luglio è stato indetto uno sciopero dei giornalisti per protestare contro la prossima approvazione di quella che è oramai famosa come legge bavaglio.  Pur condividendo in pieno le motivazioni dei giornalisti, dato che la legge sulle intercettazioni, oltre a danneggiare oltremodo l'operato della magistratura ed a costituire di fatto un enorme regalo ai delinquenti, limita e non poco il diritto di informazione, garantito dalla Costituzione Italiana, chi scrive, qualora abbia tempo ed idee, non esiterà a pubblicare un intervento anche domani, per il fondamentale motivo che un blog non è un prodotto editoriale, non è una rivista on line nè ha la pretesa e sopratutto volontà di esserlo.   
La forma di protesta che un blogger può attuare è quella di resistere (e qui vengono in mente le parole di un gruppo di blogger bellunesi, che hanno fatto della corsa e della resistenza uno stile di vita), perseverare nel dedicare attimi del proprio tempo libero ad aggiornare il proprio diario, a pubblicare i propri pensieri, a continuare a dimostrare di essere libero nell'esprimere questo o quel parere, questa o quella opinione.
Con l'approvazione della legge bavaglio verrà limitata la libertà di espressione ed opinione anche dei blogger, in quanto è prevista l'introduzione "per tutti i siti informatici" dell'obbligo di rettifica entro 48 ore dalla richiesta da parte della persona che si ritiene offesa, nei modi e nei termini simili all'intervento per cui si è chiesta la rettifica, senza che sia portata motivazione alcuna e prove di aver scritto qualche cosa che sia difforme dalla realtà.   Qualora un blogger, equiparato ad un grande editore da questa legge, non rispetti i tempi nel pubblicare la rettifica subirà una sanzione che può arrivare fino a 12.500 euro.  I rischi per i blogger, al di là della sanzione, sono molteplici e bene espressi in questo intervento pubblicato su scrittinediti.it e da quanto già l'anno scorso fatto notare dal blog di Guido Scorza.
Chi scrive auspica non solo una tardiva modifica del famigerato articolo 28 riguardante le rettifiche imposte in termini di tempo e modi a tutti, che siano quotidiani di rilevanza nazionale o blog amatoriali di semplici cittadini, ma che in parlamento si faccia in modo di individuare soluzioni tali da garantire  la privacy dei cittadini (anche se in realtà le utenze intercettate sono pochissime rispetto al totale) senza danneggiare o limitare diritti fondamentali come la libertà di opinione o quella di stampa e sopratutto senza bagnare le munizioni alle forze dell'ordine ed alla magistratura, dato che lo strumento delle intercettazioni è di fondamentale importanza per individuare i colpevoli di qualsivoglia crimine.
Un blog rappresenta una delle massime espressioni di libertà di pensiero possibili in questo scorcio di XXI secolo e troppo spesso rappresenta il principale veicolo di informazione per diversi internauti desiderosi di approfondire questa o quella tematica. 
Uno degli esempi più eclatanti di come sia più facile reperire informazioni veritiere e documentate su fatti quotidiani attraverso il circuito dei blog piuttosto che consultando i quotidiani on line è rappresentato dalla protesta dei cittadini de l'Aquila, di fatto dimenticati -fino ad ieri- dai governanti e dai giornali. Per chi frequenta la blogosfera era immediato visitare miskappa.blogspot.com, blog di una cittadina aquilana incentrato sulle vicissitudini e problematiche del post-terremoto, per conoscere, guardare e spesso ascoltare le lamentele di tutti quei cittadini che lamentano come a l'Aquila non sia ancora ricominciata una vera ricostruzione.

Questo intervento è pubblicato in tutti i blog curati dal sottoscritto: laboratorio napoletano, quelli di ingegneria meccanica e laboratorio di cinema:recensioni ed altro .

Fabrizio Reale

giovedì 1 luglio 2010

stato di agitazione ad Ingegneria Federico II : il comunicato di professori e ricercatori riguardante l'assemblea del 30 giugno 2010

Piazzale Tecchio con a sinistra la facoltà di Ingegneria (triennio)

edit 9 luglio: Per quanto riguarda le prossime settimane gli esami si terranno regolarmente.

E' di seguito pubblicato il comunicato approvato durante l'assemblea di professori e ricercatori  della Facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi di Napoli FEDERICO II, tenutasi ieri 30 giugno 2010 per discutere delle ricadute sul sistema universitario della manovra finanziaria.

I professori e ricercatori della Facoltà di Ingegneria della Università degli Studi di Napoli Federico II, visto il testo della manovra del DL 31 maggio 2010 n.78 “Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica” in relazione alle ricadute sul sistema universitario e sui professori e i ricercatori, approvano e fanno proprio il parere espresso dal CUN nell’adunanza del 9 giungo 2010 ed in aggiunta evidenziano quanto segue:

1. La manovra proposta dal governo riduce ulteriormente ed in maniera sensibile le risorse destinate all’Università e quindi alla ricerca e alla formazione, fondamentali per lo sviluppo culturale, economico e sociale di un Paese civile. L’Italia è il solo paese che in controtendenza a quanto avviene nei Paesi più progrediti d’Europa e del resto del mondo, ha previsto un taglio degli investimenti per l’Università e la ricerca; questi tagli sul budget del MIUR sono ancora più gravi se si considera che la percentuale del PIL destinata all’istruzione superiore è dello 0,8% contro l'1,3% dei paesi OCSE; che l'entità della spesa per la formazione universitaria rispetto al totale della spesa pubblica per servizi è dell'1,6% contro una media del 2,9% nell’Unione Europea; che l'entità della spesa annua italiana per la formazione universitaria è di 6.900 euro per studente contro i 9.600 della media europea; che il rapporto tra studenti e docenti italiani è di quasi sei punti superiore alla media OCSE (21,4 contro 15,8); che la percentuale nazionale di laureati e dottori di ricerca sulla popolazione attiva è meno della metà rispetto agli altri paesi di economia avanzata (12 contro 26).

2. la manovra finanziaria non sana per nulla il pesante taglio ai finanziamenti per l’università operato dalla ben nota Legge 133/08, per cui le risorse che si libereranno per effetto del turn-over nei prossimi anni, durante i quali un numero estremamente elevato di docenti verrà collocato a riposo, dovrà essere impiegato dalle Università per porre rimedio ai tagli e si determinerà così una perdita secca di posti di ruolo che, insieme alla drastica riduzione dei fondi, porterà al sostanziale azzeramento delle opportunità di investimento e di inserimento e progressione di carriera per il personale docente.

3. I docenti universitari chiedono di essere sottoposti a meccanismi seri di valutazione del merito e non vogliono sottrarsi a sacrifici e misure anche severe purché eque. Le misure previste per i docenti universitari, che già dalle statistiche OCSE risultano tra i meno remunerati d’Europa, sono invece inique, punitive e di una entità inaudita. La manovra infatti bloccando per tre anni classi e scatti stabilendone l’irrecuperabilità anche a posteriori e bloccando l’adeguamento annuale delle posizioni stipendiali sulla base degli indici annualmente determinati dall’Istat, comporta una significativa modifica delle curve retributive della docenza. Gli effetti del blocco sono differenziati per posizioni ed età anagrafica ma il rallentamento della dinamica retributiva produce danni maggiori per i docenti più giovani. Proprio perché i tagli non sono recuperabili, il loro effetto va misurato in termini di perdita sull’arco dell’intera carriera e per un giovane supera di gran lunga i centomila euro sull’intero periodo lavorativo.

4. I docenti universitari, la cui progressione di carriera è da sempre agganciata a quella dei magistrati e di altre categorie non contrattualizzate, è la sola categoria a cui non si riconosce la possibilità di recuperare il blocco degli scatti.

Alla luce di queste considerazioni i professori e i ricercatori della Facoltà di Ingegneria della Università degli Studi di Napoli Federico II chiedono:

- La revisione dei tagli imposti al FFO dalla Legge 133/08;

- l’abolizione, nel rispetto dell’autonomia universitaria, dei vincoli di destinazione per le risorse resesi disponibili grazie al turn-over;

- la mitigazione del blocco del turn-over attualmente inasprito al 20 % delle risorse liberatesi;

- Il recupero degli incrementi stipendiali e degli scatti bloccati per il triennio 2011-2013.


Al fine di rendere tutti consapevoli delle gravi ripercussioni che l’eventuale attuazione della manovra finanziaria e l’approvazione del DDL 1905 produrrebbero nel mondo universitario e di conseguenza nel Paese, i professori e ricercatori della Facoltà di Ingegneria della Università degli Studi di Napoli Federico II proclamano:
LA SOSPENSIONE DEGLI ESAMI DI LAUREA E DI PROFITTO DAL 5 LUGLIO AL 9 LUGLIO.

L’ASSEMBLEA SI RIAGGIORNERA’ IL 9 LUGLIO PER VALUTARE LO STATO DELL’AGITAZIONE ED EVENTUALMENTE ATTUARE, IN ALTRE FORME, AZIONI ATTE A RICHIAMARE L’ATTENZIONE PUBBLICA.

venerdì 25 giugno 2010

Il mare come fonte rinnovabile: turbine che sfruttano l'energia delle maree e delle correnti marine

spaccato della centrale mareomotrice di Dinard (fonte wikipedia)
 Anche se raramente se ne parla, esistono centrali per la produzione di energia elettrica  pulita  che sfruttano il mare come fonte rinnovabile.  Prima di entrare nel dettaglio, è di fondamentale importanza distinguere fra centrali che mareo-motrici e centrali mare-motrici, in quanto le prime sfruttano le maree, i cui dislivelli in diverse zone del pianeta sono notevoli, mentre le seconde sfruttano essenzialmente le correnti marine.  Di centrali per la produzione di energia elettrica che sfruttano il fenomeno delle maree,  ve ne sono diverse in servizio da decenni. L'esempio che viene in mente a chi scrive è quello fornito dal Rance Tidal (tide è marea in inglese) Power Station, il più antico e grande impianto del genere dei sette attualmente funzionanti, attivo già dalla fine degli anni '60, costruito sotto un ponte che attraversa il fiume Rance, in Bretagna a pochi chilometri dalla bella Saint-Malo, in prossimità della cittadina di Dinard.  Al di là della bellezza ingegneristica di un'opera del genere, che soddisfa con i suoi oltre 600 GigaWattora prodotti annualmente dalle oltre 24 turbine disseminate sotto gli oltre 750 metri di lunghezza del ponte,  oltre l'1% del fabbisogno della Francia intera (fonte wiki), va sottolineato come, in questo caso come  quasi sempre quando si tratta di produzione di energia da fonti rinnovabili, altro non si tratti che l'ottimizzazione di applicazioni realizzate in scala decisamente più piccola già alcuni secoli fa.  Di "tide mill" (mulini a marea) costruiti nei secoli scorsi ne esistono ancora diversi esemplari.   Per chi non abbia visitato la fantastica e magica Bretagna, va ricordato che in alcune zone della regione il dislivello dovuto alla marea supera gli otto - dieci metri.

Partendo da questi dati assodati, da installazioni attive oramai da decenni, la ricerca si è concentrata in questi anni sull'utilizzo di turbine che possano ricavare energia elettrica dalla forza del mare  (dalle correnti marine ) piuttosto che dalla marea in sè, attraverso installazioni off-shore / subacquee di particolari turbine in grado di gestire in maniera adeguata il variare delle correnti marine e di trasformarne l'energia in elettricità.  All'uopo vengono utilizzate turbine assiali, turbine ad asse verticale, impianti con geometrie particolari e talvolta curiose, progettati per dare la maggiore efficienza possibile in diverse condizioni di funzionamento, al variare delle correnti in intensità e sopratutto direzione. Sono diverse le società che operano nel settore ed in rete è facile reperire diversi video illustrativi riguardanti le potenzialità delle turbine che possano sfruttare le correnti marine.

Di seguito sono riproposti alcuni video attraverso i quali è possibile meglio comprendere come funzionano queste turbine a correnti marine:

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