Grafico interattivo - Cliccare sul nome della singola centralina per conoscere l'andamento delle emissioni nel tempo (da laboratorionapoletano.com)
PM10 a Napoli, la seconda città d'Italia per inquinamento da particolato nel 2013
Negli ultimi tre anni si è assistito ad un aumento dei giorni di sforamento del limite imposto da legge, passando dai circa 60 del 2011, relativi ad una centralina lontana dal traffico cittadino come quella dell'Osservatorio Astronomico di Capodimonte, agli 85 del 2012 (centralina "Ente Ferrovie" sita a ridosso della centrale e caotica stazione centrale di Piazza Garibaldi, in manutenzione per diversi mesi nel corso del 2011), ai 120 del 2013 (centralina Ente Ferrovie). Se nel 2012 Napoli era al ventesimo posto nella classifica delle città italiane che avevano sforato più giorni rispetto ai 35 fissati dalla normativa, nel 2013 la centralina di piazza Garibaldi è stata la seconda peggiore d'Italia (fonte report Mal d'aria 2014 di Legambiente), battuta solo da Torino (126 sforamenti). Per quanto riguarda il 2014, sul blog laboratorionapoletano è possibile seguire i grafici dell'andamento delle emissioni di particolato in città, partendo dai dati pubblicati da Arpa Campania. Dopo un gennaio terribile dal punto di vista degli sforamenti è seguito un periodo di basse emissioni, collegate anche ai tanti giorni di pioggia che si sono avuti a Napoli.
Le cause principali della produzione di particolato in città
Secondo i rapporti pubblicati dai ricercatori di ISPRA, Napoli costituisce un caso abbastanza particolare per quanto concerne le cause di produzione di particolato (PM10), in quanto da una parte vi è la scarsa produzione legata alle industrie (praticamente non presenti sul territorio cittadino), dall'altra l'ampia percentuale di PM10 legata alla presenza del grande porto di Napoli, fra i primi sia per quanto riguarda il traffico passeggeri che quello merci. Come già scritto in passato su laboratorionapoletano.com, visionando un comunicato stampa dell'ISPRA del 2008, appare abbastanza evidente che circa il 40% delle emissioni di PM10 è legato alla voce "altri trasporti" (in massima parte legato alle attività portuali) mentre è quasi nullo l'apporto dell'industria, a differenza di quanto accade in altre città italiane. Il trasporto su gomma, pertanto, pare incidere più o meno come il riscaldamento domestico, per una cifra poco inferiore al 30%. Va sottolineato che la produzione di particolato è legata anche all'uso degli impianti frenanti oltre che ai processi di combustione per quanto concerne il trasporto su strada. Uno studio effettuato a partire da analisi congiunte fra dati ARPA e ISPRA fissava anche le percentuali suddividendo ulteriormente fra autovetture private e bus/mezzi pesanti, con un buon 60% delle emissioni "trasporti" (pertanto circa un 18% del totale) legate alle autovetture ed il resto a bus e simili.
Per quanto riguarda il parco veicoli, dal nono rapporto sulla qualità dell'ambiente urbano stilato da ISPRA per il 2013 le città con il maggior numero di vetture private risultano essere nell'ordine Roma, Milano, Napoli e Torino, con la prima che totalizza oltre un milione e mezzo di vetture circolanti, pari circa al totale delle altre tre. Napoli, in base ai dati analizzati da fonte ACI dai ricercatori di ISPRA, conta oltre MEZZO MILIONE di auto private.
A Napoli le auto, oltre ad essere tante, sono soprattutto vecchie: quasi
il 30% del parco veicolare privato, oltre 150.000 auto, è composto da
auto euro 0, altamente inquinanti.
In aggiunta a quanto scritto vanno considerate altre cause di produzione di PM10 come la combustione non controllata (roghi, fuochi, etc.) di biomasse e rifiuti.
Si ricorda che la legge impone di non superare il valor medio di 50 microgrammi /m3 per oltre 35 volte in un anno