sabato 7 novembre 2009

Esperienze di lavoro (1): Il sistemista offshore

Con la pubblicazione di un intervento a cura dell'amico Ing. Antonino Maresca, voglio inaugurare una sezione del blog dedicata alla raccolta di  esperienze di lavoro di ingegneri laureatisi a Napoli e poi ritrovatisi a svolgere lavori interessanti e particolari in giro per il mondo.  Anche questo secondo intervento, dopo quello pubblicato giorni orsono dal collega Renzo Piazzesi, è particolarmente significativo in quanto Nino svolge un lavoro difficile e d'elite, "sul campo" e che richiede una buona preparazione in vari settori dell'ingegneria.


"Il Sistemista Offshore".

Partiamo dalle parole del mitico prof. Lando (Impianti Industriali - anno 2005): l’ingegnere è uno strano “animale” che cambia continuamente pelle, nel senso che 5-6 (per chi è fortunato…) anni di studio ti danno un bagaglio culturale che sarà sfruttato nella maggior parte dei casi solo per un 10-15% e che nel corso della propria carriera professionale si è chiamati a rapportarsi ripetutamente con realtà lavorative diverse e che quasi mai richiedono nello stesso momento le conoscenze di Scienza delle Costruzioni, Meccanica Applicata, Macchine, Costruzione di Macchine, ecc.
E’ un po’ quello che è capitato a me…


Due giorni dopo la laurea, una delle più grandi aziende italiane mi ha chiamato mentre ero al mare e, nonostante avessi inizialmente declinato l’offerta (visto che avevo iniziato a lavorare in una piccola azienda napoletana), mi ha convinto a fare il primo colloquio per un posto da sistemista offshore.
Ora sfido chiunque a dire che questa è l’occupazione che uno sogna; non tanto per il lavoro in quanto tale, ma per il fatto che saranno in pochissimi a sapere cosa fa un sistemista offshore…
Per farla breve dopo 3 colloqui e qualche giorno trascorso sui vecchi appunti di macchine in vista del colloquio tecnico, ho iniziato un’avventura che in meno di 2 anni mi ha portato a viaggiare per 4 continenti, toccare 14 nazioni diverse e a rapportarmi con le più diverse culture.


Tornando alle parole di Lando, il sistemista offshore non deve essere un progettista (anche se prepara le specifiche di progetto), un metallurgista (anche se sceglie i materiali dei vari componenti) o un esperto di gestione (anche se si trova spesso davanti a contratti con 6-7 zeri e schedule della durata di anni), ma deve conoscere un po’ di tutto e deve essere soprattutto bravo ad adattarsi velocemente alle diverse situazioni in cui si trova ad operare (a volte è cliente e a volte è contrattista, a volte ha ragione e a volte…lo stesso deve cercare di avere ragione).
Da questo punto di vista i Napoletani secondo me hanno un qualcosa in più; e devono essersene accorti anche i vari recruiter visto che su 7 assunzioni totali siamo stati in 5 ad arrivare dalla “Federico II”...


Ma cerchiamo di capire meglio cosa fa un sistemista offshore (oppure offshore system engineer come siamo chiamati all’estero).


Innanzitutto bisogna precisare che stiamo parlando di sviluppi di campi ad olio e/o gas a mare.


Al giorno d’oggi ci sono svariate soluzioni per mettere in produzione un campo offshore, e la prima attività che svolge il sistemista offshore è proprio quella di effettuare un “brainstorming” con un team di colleghi e decidere la strategia di sviluppo.


Una volta ricevute le “Design Basis” del nuovo “field”, vengono decisi quanti pozzi scavare, quante linee di produzione e di controllo saranno necessarie e che tipo di strutture riceveranno la produzione. Per quest’ultime ormai non si parla più semplicemente di piattaforme fisse con un jacket sottostante che appoggia sul fondale (anche perché ormai si mettono in produzioni campi ad oltre 3000m di profondità), ma di FPSO (Floating Production Storage Offloading), che altro non sono che ex-petroliere convertite ad impianti di processo e stoccaggio, di TLP (Tension Leg Platform), SPAR, Semisub, ecc. Non è mia intenzione dilungarmi su tali strutture, ma posso dire che per capire di cosa si parla, basta fare una semplice ricerca su Google.


Dopo questa fase di Concept Evaluation/Selection, inizia la preparazione delle specifiche di progetto che costituiscono la parte tecnica della documentazione per l’ITT (Invitation to Tender) e che sarà spedita alle varie contrattiste sparse per il mondo, le quali dopo alcune settimane preparano la loro offerta.


A questo punto inizia la fase di “clarification”, ovvero vengono organizzati numerosi meeting durante i quali si discutono tutte le “eccezioni” che le contrattiste hanno fatto alle specifiche, visto che difficilmente le loro offerte soddisfano al 100% le richieste.
Il compito del sistemista offshore in questa fase è di preparare un rapporto in cui evidenzia le varie differenze tra le offerte e di effettuare una valutazione (per lo più tecnica), che sarà tenuta in considerazione dai manager che decideranno di assegnare il contratto.


Subito dopo il “contract award” inizia il follow-on delle attività presso il contrattista e il sistemista può essere chiamato a spostarsi presso le varie sedi in cui vengono prodotti i componenti necessari per lo sviluppo del campo.
Personalmente mi è capitato di trascorrere un bel po’ di mesi in giro per il Nord Europa, gli Stati Uniti e l’estremo Oriente.
L’obiettivo è di assicurarsi che la produzione avvenga in conformità alle specifiche, che tutto sia testato secondo le normative API e ISO e soprattutto che vengano rispettati i tempi di consegna.


Una volta che tutti i componenti siano pronti, e dopo che questi siano stati spediti sul campo da mettere in produzione, inizia la fase di installazione, che è quella, permettetemi di dirlo, che dà maggiore soddisfazione poiché offre la possibilità di vedere realizzato e di toccare con mano quello che fino a pochi mesi prima era solo un disegno su carta.


Le operazioni si trasferiscono quindi offshore e pertanto c’è la possibilità di trascorrere periodi piuttosto lunghi in mare sul mezzo d’installazione, che può essere una “nave” (anche se il termine corretto è “drillship”), un semisubmersible rig, un jack-up nel caso di acque poco profonde o un semplice “vessel” dotato delle attrezzature adatte al varo delle linee di produzione (flowline) o di controllo.


Dopo la fase di “commissioning” non resta che effettuare lo start-up e aspettare fiduciosi l’arrivo dell’olio (o del gas) a bordo della struttura dove verrà trattato e stoccato. Naturalmente questo è il momento più emozionante, il coronamento del lavoro di centinaia di persone che per anni hanno dedicato tempo e risorse a quella che rimane la principale fonte d’energia della popolazione mondiale.

6 commenti:

Alessandro ha detto...

molto interessante però avrei voluto sapere anche la paga del sistemista offshore

Fabrizio Reale ha detto...

Penso che non sia molto bassa, dato che si viaggia da un capo all'altro del mondo, soffermandosi in paesi ad alto rischio per terrorismo, malattie e quant'altro...

andrea ha detto...

Grazie dell'articolo, l'ho trovato molto interessante.
Sono uno studente di meccanica (SP) e voglio fare una tesi nell'ambito della gestione e/o manutenzione degli impianti di processo (oil/gas) perchè affiscinato dal settore e dalla tipologia di esperienza lavorativa, ma in questo ambito non ho trovato ne molte nozioni durante il mio corso di studi, ne molta disponibilità da perte dei prof di meccanica (Della Volpe mi ha riso in faccia praticamente). Penso di rivolgermi quindi a prof di navale o chimica che magari siano interessati e che (sarebbe il max) mi diano la possibilità di andare a farla all'estero presso le strutture off-shore o on-land con cui hanno contatti.
Antonio, complimenti per la carriera e in bocca al lupo...
P.S. mi sa che da quella spiaggia, su cui eri quando ti chiamarono, di mare te ne sei fatto tanto...
ciao a tutti!!!

MIK ha detto...

davvero molto interessante.

Raffaele ha detto...

@ Antonino:Vorrei sapere dopo quanto tempo hai iniziato a viaggiare. Quelle spiagge le ho lasciate anche io...

Anonimo ha detto...

salve volevo sapere se c'è la possibilità di lavoro in proprio come uno studio tecnico di progettazione e se ci possano essere impieghi anche nel settore onshore.
auguri per la tua carriera e grazie delle tue eventuali risposte

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