venerdì 28 maggio 2010

Fonti rinnovabili: pubblicato il secondo BANDO POI ENERGIA - considerazioni

Il POI ENERGIA entra piano piano nel vivo, ad un mese dalla pubblicazione del primo bando riguardante le Aziende Sanitarie Locali, oggi è stato pubblicato un secondo bando attraverso il quale tutte le amministrazioni pubbliche potranno far richiesta di accedere al contributo per quanto riguarda l' Asse 1, linea di attività 1.3. del Programma Operativo Interregionale (POI) “Energie Rinnovabili e risparmio energetico" per la realizzazione su propri edifici o terreni di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili. 
Per la lettura del bando e per tutte le specifiche si rimanda al sito del POI ENERGIA.
Il POI Energia prevede la possibilità di contributi- in questo caso - fino al 100%  del costo ammissibile, a patto che i massimi costi ammissibili siano contenuti all'interno dei valori massimi pubblicati in allegato D.  Quel che in questa sede preme segnalare ed evidenziare è "COSA" può essere finanziato come fonte rinnovabile: 

Produzione di energia elettrica:
  • gli impianti di cogenerazione, a patto che siano alimentati da biogas o biomasse, esclusi i biocombustibili liquidi ad eccezione degli oli vegetali puri tracciabili attraverso il sistema integrato di gestione e di controllo previsto dal regolamento (CE) n. 73/2009 del Consiglio, del 19 gennaio 2009.
  • gli impianti eolici, purchè chi fa richiesta sia in possesso di dati relativi ad una campagna di rilevazioni e misurazioni anemometriche di durata non inferiore ad un anno da cui risulti un minimo di 1600 ore equivalenti di funzionamento annuo. Tali impianti devono operare in regime di scambio, per i riferimenti normativi ed altri particolari si rimanda all'allegato C del bando
  • Il fotovoltaico a patto che i moduli siano INTERAMENTE INTEGRATI e che i  moduli debbano essere provati e certicati in base a normative riportate in ALLEGATO C del bando
Produzione di energia termica
  • Solare termico: Sono ammessi pannelli piani vetrati o sottovuoto, per le certificazioni di qualità ed altro si rimanda al solito allegato C.
  • Caldaie a biomassa: 
    • "I generatori di calore alimentati da biomasse di origine vegetale devono presentare un'efficienza
      misurata secondo la norma EN 303-5 maggiore dell'85%. Le biomasse utilizzabili devono ricadere
      fra quelle ammissibili ai sensi dell’allegato X al D.Lgs. 3 aprile 2006, n. 152 recante “norme in
      materia ambientale” e successivi aggiornamenti.
      I generatori di calore devono inoltre presentare emissioni compatibili con i limiti fissati
      dall’allegato IX al del D.Lgs. 3 aprile 2006, n. 152 recante “norme in materia ambientale”e
      successivi aggiornamenti".
  • Pompe di Calore geotermiche a bassa entalpia
 Appare evidente che chi scrive si auspica che le amministrazioni pubbliche possano con rapidità fare richiesta ed accedere a tali contributi, essendo questa un'occasione rara per avvicinarsi alla percentuale di produzione di energia da fonti rinnovabili imposta dall'Unione Europea e per allontanare le sanzioni che periodicamente l'Italia paga in quanto fortemente ritardataria in tal senso.  Le regioni interessate dal POI sono la Campania, la Puglia, la Sicilia e la Calabria.
Va sottolineato, da un punto di vista meramente tecnico, che di fatto sono esclusi dai contributi ( e questo preannuncia linee guida riguardanti anche futuri bandi):
  • i pannelli fotovoltaici parzialmente o non integrati
  • gli impianti di cogenerazione a biomasse liquide (olii vegetali), a meno che non esista un tracciamento della provenienza dell'olio, cosa non sempre di facile realizzazione
Ne consegue che, qualora anche nei prossimi bandi riguardanti incentivi di qualsiasi tipo, vengano confermate tali indicazioni, i pannelli fotovoltaici "non integrati" non otterranno più alcuna agevolazione 

giovedì 20 maggio 2010

la riforma della ricerca: più precari per tutti, meno competenze per tutti

Rispondendo ad un intervento sul blog "antefatto" riguardante la prossima approvazione della riforma Gelmini, che rende definitiva una situazione, quella del precariato nel mondo della ricerca universitaria, già problematica, sono sorti alcuni spunti di riflessione che voglio riproporre anche in questa sede.

Per quanti non lo sappiano, con l'entrata in vigore della riforma il ruolo di ricercatore a tempo indeterminato non esisterà più, sarà ad esaurimento e verrà sostituito da ricercatori a tempo determinato con la possibilità di ottenere due contratti triennali, al termine dei quali, qualora si sia ottenuta l'abilitazione e qualora l'Università sia in grado di sostenere il costo dello stipendio, sarà possibile diventare professori associati, altrimenti si spalancheranno i portoni e sarà necessario cercarsi un nuovo lavoro.

Cosa comporta tutto questo?

1) l'Università investirà sempre più denaro, attraverso dottorati di ricerca, borse di studio e contratti di ricerca a tempo determinato,  nella formazione di giovani che poi, dopo qualche anno, emigreranno verso altri lidi, portando con sè le competenze acquisite e costringendo i dipartimenti a ripartire da zero, distribuendo denaro a tanti giovani, formandoli per poi perderli. 

2) Il ricercatore precario non ha nè avrà mai possibilità di svolgere ricerche in proprio, a causa dello status stesso di precario che di fatto lo colloca in una posizione del tutto subalterna, limitandosi a dare il proprio contributo in ricerche e progetti altrui.  

I ricercatori protestano, perchè rischiano di essere sopravanzati dai precari
I precari protestano perchè di fatto "restare all'Università" diventa una lotteria ancor più rischiosa di quanto non sia ora.
Coloro che dovrebbero protestare, studenti e genitori, restano in massima parte impassibili, eppure un'Università qualitativamente più povera e l'assenza della possibilità di fare ricerca di base porteranno inevitabilmente ad un impoverimento del mondo accademico.

Una Nazione che non investe nella ricerca è una Nazione senza futuro, che sarà sempre più dipendente da aziende ed enti esteri e che avrà un ruolo sempre più subalterno e minoritario nel panorama mondiale.


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